Conoscere

La Vulnerabilità corre sulla rete

Negli ultimi anni stiamo assistendo ad una crescente, allarmistica situazione di pericolo che viene dalla rete ed intrappola adolescenti in maniera indiscriminata.

Cresce il bisogno di quello che viene chiamato “awareness” nell’approcciarsi al web, una maggiore consapevolezza dei rischi presenti in rete, adottando precauzioni e misure preventive (parlo in questo caso ai genitori) e soprattutto – ahimè – usare un po’ di buon senso.

Non sarà certo necessario diventare esperti di cybersecurity per imparare a prevenire il pericolo, per essere sempre un passo avanti sarà sufficiente sviluppare una nuova consapevolezza dei rischi che i nostri ragazzi corrono in rete ed usufruire degli aiuti giusti che può fornire una solida rete sociale.

Il nostro impegno ed il nostro obiettivo è proprio quello di affiancare i genitori nel loro difficile compito di prevedere i rischi e di sensibilizzare gli adolescenti sulle precauzione da adottare.

I pericoli sono tanti e conoscerli rappresenta un primo importante passo per affrontarli con gli strumenti giusti.

Sexting e revenge porn

Il problema di oggi legato alla tecnologia riguarda soprattutto la diffusione del materiale intimo e privato in rete: infatti, per più di 4 adolescenti su 10 è assolutamente normale condividere tutto ciò che fanno, foto e immagini personali e private sui social network e nelle chat. Il sexting, ossia fare sesso attraverso l’invio nelle chat di video o foto sessualmente espliciti, in un solo anno, è passato dal 6,4% al 10%.[1] Sta diventando una pratica sempre più diffusa già a partire dalle scuole medie (5%), con ragazze che si espongono a rischi elevatissimi e adolescenti che creano addirittura database nei telefonini, cartelle segrete a luci rosse.

Un’altra tendenza dagli aspetti spaventosamente dilaganti, che colpisce maggiormente le ragazze, è la revenge porn, ovvero la diffusione sul web di foto intime o di video pornografici per motivi di ricatto o vendetta, solitamente dopo la chiusura di una storia o dopo un tradimento, quando prevalgono sentimenti di rabbia e rancore che non si riescono a gestire. Oggi, ad averne subito la minaccia o la messa in atto vera e propria è un adolescente su 20. Postare questa tipologia di materiale, rischia di rovinare irrimediabilmente la reputazione e l’immagine della vittima in questione.

Ci troviamo di fronte ad una tipologia di violenza sempre più subdola, sempre più mirata a ledere la privacy e a colpire nell’intimità. Lo schermo deresponsabilizza e disinibisce, e proprio per tale ragione bisogna lavorare sul far capire agli adolescenti che anche se si tratta di un’immagine o di un video, dietro c’è una persona fisica con emozioni e sentimenti e soprattutto far comprendere a chi condivide ed alimenta la diffusione in rete, che è colpevole quanto chi pubblica

bullismo e cyberbullismo

Il cyberbullismo è un male  di cui non si conosce la reale portata, che nella testa di tantissimi adolescenti nasce come un gioco, come un divertimento, come una ricerca di un ruolo e di un’affermazione sulle spalle di un’altra persona, che con il passare del tempo si sta sempre più diffondendo.

Le vittime di cyberbullismo nei ragazzi tra i 14 e i 19 anni sono l’8,5%, dato in netto aumento rispetto al 6,5% dello scorso anno scolastico. Sono le femmine ad essere prese maggiormente di mira, infatti, il 6% sono ragazze e il 3% ragazzi. Ma i numeri fanno riflettere maggiormente nella fascia di età dagli 11 ai 13 anni, perché le vittime di cyberbullismo salgono addirittura al 10%, circa 2 studenti per classe, senza differenze significative tra i maschi e le femmine. Questa è una fascia di età estremamente delicata, in cui subire prevaricazioni, violenze ed essere presi di mira dai compagni, distrugge profondamente l’autostima e la sicurezza personale, coltivando un terreno fertile per sviluppare in futuro vissuti depressivi ed ansiosi.

Di fronte a questo quadro così allarmante non si può rimanere fermi a guardare, perché la minaccia invisibile della persecuzione in rete, che può scatenare sentimenti di umiliazione o vergogna nelle vittime, ha una stretta correlazione con depressione e istinti suicidi: infatti circa il 50% ha praticato autolesionismo, 1 adolescente su 10 ha tentato il suicidio, mentre quasi 4 vittime su 5 si sono dichiarate depresse e tristi.

grooming

L’adescamento dei minori online è un problema sempre più diffuso tra i bambini e gli adolescenti: infatti, circa 2 adolescenti su 10 sono stati adescati online da adulti sconosciuti, in particolare le ragazze. Oltre il 18% accetta l’amicizia da chiunque gliela chieda, anche se le ragazze risultano più attente e selettive rispetto ai coetanei maschi (14%). Il problema risiede nel fatto che troppi adolescenti, pur di avere un numero elevato di “amici”, accettano l’amicizia di chiunque, senza neanche controllare chi realmente si nasconde dietro. Il 29% ha comunque paura che possa essere contattato da qualcuno con la reale intenzione di adescarlo, soprattutto le ragazze (22%). I preadolescenti nella fascia 11-13 anni mostrano una maggiore preoccupazione rispetto a questo fenomeno, infatti il 56% teme che le proprie fotografie condivise online possono finire nelle mani sbagliate e il 61% teme che dietro i profili falsi si possano nascondere adulti malintenzionati, ma nonostante questo più di 4 preadolescenti su 10 hanno chattato con completi sconosciuti mentre più di 3 su 10 hanno incontrato dal vivo una persona conosciuta su Internet.

Da questi dati emerge un bisogno enorme da parte dei ragazzi di creare legami online, perché spesso troppo soli e abbandonati nella rete e appena trovano qualcuno in grado di dargli un minimo di ascolto, si lanciano completamente, non valutano le conseguenze e vanno dritti verso la trappola.

Le challenge o le sfide social

Le Challenge o Sfide Social sono uno dei problemi del momento e racchiudono tutte quelle catene che nascono sui social network in cui si viene nominati o chiamati a partecipare da altri attraverso un tag. Lo scopo in genere è di postare un video o un’immagine richiesta, per poi nominare altre persone a fare altrettanto, diffondendosi a macchia d’olio nel Web, anche nell’arco di poche ore. 2 adolescenti su 10 hanno partecipato ad una moda a catena sui social e il 50% ha avuto una nomination.

Circa 1 adolescente su 10  ha preso parte ad una catena alcolica sui social network, con la finalità in genere di bere ingenti quantità di alcol, con il  rischio di intossicazione e in casi estremi arrivare al coma etilico, mentre 5 ragazze su 100 aderiscono alle mode in cui il corpo statuario e la magrezza hanno un ruolo centrale, favorendo l’insorgenza o il mantenimento di un problema della condotta alimentare, anche sotto la soglia clinica.

I ragazzi “incastrati nella rete” hanno bisogno di avere una guida e di avere tra le mani gli strumenti efficaci per poter muoversi con maggiore sicurezza nel mondo virtuale, da un lato così ricco e stimolante, ma allo stesso tempo, pieno di insidie.

Il Collezionismo e la Pedopornografia

Quella dello scambio di immagini illegali tra utenti della rete è la dimensione più significativa del fenomeno della pedofilia on-line.

Lo scambio di materiale avviene attraverso l’uso di qualsiasi spazio o servizio web e, nel corso del tempo, le modalità si sono modellate sulle nuove opportunità tecnologiche attraverso le quali interagire, dapprima le chat tematiche, poi i vari circuiti di file sharing, i forum, i socialnetwork, per approdare più di recente al cloud ed alle reti darknet, porzioni del web nelle quali l’irrintracciabilità e l’anonimizzazione sono caratteristiche preponderanti.

La pedopornografia ha diretta derivazione dall’abuso sessuale di piccole vittime Gli abusanti reali di bambini che, per condizione familiare o lavorativa hanno contatti con piccole vittime, producono foto e filmati di violenza sessuale per diffonderli nei circuiti on-line del deepweb, convinti di essere protetti da una maggiore riservatezza e sicuri di ricoprire, nella “comunità pedofila” un ruolo privilegiato.

La commercializzazione di immagini e le nuove forme di prostituzione minorile online

La commercializzazione rappresenta la dimensione organizzata, il business che proviene dalla produzione e dalla vendita di pedopornografia in siti a pagamento.

L’attuale nuova tendenza è quella che sfrutta i servizi di web per la prostituzione di minori attraverso servizi web, ovvero per la perpetrazione di abusi dietro pagamento da parte di committenti che fruiscono della visione di tali comportamenti delittuosi.

L’apologia e l’istigazione a pratiche di pedofilia

Pseudo-scienziati e sedicenti rappresentanti di associazioni pro-pedofilia declamano su siti on-line tesi a sostegno dell’innocuità dei contatti e dei rapporti sessualizzati tra adulti e bambini, elencando argomentazioni “scientifiche”, letterarie e pseudogiuridiche.

Con la Ratifica della Convenzione di Lanzarote, avvenuta attraverso la promulgazione della Legge n.172/2012, questa tipologia di siti può ricondursi alle previsioni di apologia ed istigazione delle pratiche in argomento contemplate nell’art 414 bis c.p.

La fattispecie punisce con la reclusione da un anno e sei mesi a cinque anni, e salvo che il fatto costituisca più grave reato, chiunque, con qualsiasi mezzo e con qualsiasi forma di espressione, pubblicamente istiga a commettere o fa apologia di uno o più dei seguenti delitti in danno di minori: prostituzione minorile (art. 600-bis); pornografia minorile e detenzione di materia pedopornografico anche in riferimento a immagini virtuali (artt. 600-ter, 600-quater, 600-quater.1); turismo sessuale (art. 600-quinquies); violenza sessuale semplice e di gruppo in danno di minorenne (artt. 609-bis e 609-octies); atti sessuali con minorenne (art. 609-quater); corruzione di minorenne (art. 609-quinquies).

Chi gestisce e alimenta con nuove tesi questo genere di siti commette un reato e può essere perseguito legalmente. Tali condotte istigatorie sono anche alla base delle comunità pedofile organizzate in vere e proprie catene gerarchiche e dove gli affiliati sono sottoposti a regole di funzionamento tra le quali l’obbligo di scambiare materiale pedopornografico seguendo specifiche indicazioni dettate dagli amministratori della comunità pedofila.

 

In un’ottica preventiva, dunque, gli adulti di riferimento devono assolutamente percorrere la strada dell’educazione ai media e ai suoi pericoli, e non limitarsi a sequestrare, bloccare, controllare e spaventare. Sarebbe auspicabile un’alleanza scuola-famiglia in grado di fornire ai  ragazzi una certa continuità, in cui l’educazione e l’alfabetizzazione digitale si dovrebbe basare soprattutto sulla responsabilizzazione dei minori, sul raggiungere quelle competenze cognitive, affettive e valoriali in modo tale che interiorizzino le regole e il rispetto dell’altro e anche quando sono da soli siano in grado di saper dire di no e di saper fare la scelta migliore per se stessi, di segnalare episodi violenti, di riconoscere i campanelli d’allarme e di sapere come comportarsi quando hanno un sospetto.

Ovviamente tutto questo potrebbe rivelarsi inefficace se fin da piccoli, i bambini vedono i genitori trascorrere ore ed ore davanti agli schermi, a giocare con lo smartphone, ad utilizzare i social in maniera inadeguata, a fotografare tutto e a filmare ogni cosa che viene poi condivisa online, con il forte rischio di interiorizzare e riapplicare gli stessi schemi comportamentali disfunzionali.

Un aspetto fondamentale, quindi, e’ non normalizzare certi comportamenti distorti, riuscire a dare sempre un esempio positivo e mostrarsi  coerenti tra quello che si dice e quello che si fa, privilegiando con i figli il contatto visivo, il dialogo e la comunicazione faccia a faccia, tutti elementi che si stanno gradualmente perdendo all’interno delle relazioni.

Ragazzi costantemente connessi a Internet, frequentazione abituale di siti porno (un adolescente su quattro), cyberbullismo, dipendenza da chat.

E genitori ignari dei pericoli della rete (uno su dieci non ha mai sentito parlare di cyberbullismo).

E’ il quadro allarmante emerso dall’indagine “Tempo del web. Adolescenti e genitori online”, realizzata da SOS Telefono Azzurro Onlus in collaborazione con Doxakids, e presentata a Milano l’8 febbraio in occasione del Safer Internet Day (SID): la Giornata mondiale per la sicurezza in rete promossa dalla Commissione Europea.

La ricerca è stata condotta su 600 ragazzi dai 12 ai 18 anni e 600 genitori dai 25 ai 64 anni.

Ecco i punti salienti della ricerca:

Adolescenti sempre più dipendenti da social e smartphone 2 Vanno online prima dei 13 anni e a 11 hanno lo smartphone

3 Anche i genitori ne abusano

4 Sessualità precoce e frequentazione di siti pornografici

5 Più di un adolescente su 10 è stato vittima di cyberbullismo

Genitori inconsapevoli (???)

Dalla ricerca è anche emerso che spesso i genitori non sono in grado di intervenire:

il 71% degli adulti intervistati dichiara di non aver mai sentito parlare di sexting, il 12% di non sapere che cos’è il cyberbullsimo.

Questo dato preoccupa moltissimo: i genitori di oggi vivono un momento di grandi cambiamenti che spesso rendono difficile stare un passo avanti ai propri figli. Ma se, come dicevamo all’inizio, non bisogna diventare provetti hacker, è necessario coltivare quell’innato istinto genitoriale nei confronti dei bisogni e delle vulnerabilità dei propri figli.

 

I Campanelli d’ allarme

I segnali di disagio dei bambini sono molti, differenti in modalità e espressione e non vanno sempre ascritti a situazioni di abuso o molestie. Esistono tuttavia alcuni comportamenti che debbono richiamare la vostra attenzione, soprattutto se compaiono improvvisamente e senza che il bambino sia in grado o voglia giustificarveli; un comportamento anomalo può voler dire che qualcosa in vostro figlio sta cambiando. Potrebbe essere tutt’altra l’origine del turbamento di vostro figlio, soprattutto se sta attraversando un momento evolutivo particolare (pre-adolescenza, adolescenza, separazioni o cambiamenti familiari) ma se questi comportamenti riguardano l’uso del computer o del telefonino vale la pena cercare di comprendere cosa sta realmente accadendo. Questi mezzi sono una grande opportunità di crescita per i ragazzi ma sono sempre un veicolo che rende raggiungibile vostro figlio dal mondo esterno e vale la pena cercare di comprendere la natura dei contatti che ha in rete o via telefonino.

  • Tuo figlio modifica improvvisamente il suo uso del telefonino o del computer e passa molto tempo a scrivere sms, a effettuare o ricevere chiamate, anche in tarda serata e/o rimane connesso per molte ore al computer.
  • Tuo figlio si allontana e si apparta ogni volta che riceve o effettua una chiamata con il telefonino e quando è connesso in internet;
  • Tuo figlio si mostra molto in ansia o si rifiuta categoricamente di farti vedere il suo telefonino o lo schermo del computer mentre naviga o è connesso;
  • Tuo figlio consuma molto velocemente il credito telefonico e non ti dà spiegazioni dei suoi consumi;
  • Tuo figlio mostra ansia e preoccupazione quando squilla il telefonino o mentre è connesso in internet e non ti spiega spontaneamente perché;
  • Tuo figlio mostra cambiamenti nei suoi ritmi sonno-veglia (dorme troppo, dorme poco, ha incubi notturni), nel comportamento alimentare, nel rendimento scolastico.

Dati Osservatorio Nazionale Adolescenza, Il campione è stato raccolto su circa 5000 adolescenti di età compresa tra i 13 e i 19 anni sul territorio nazionale di Maura Manca, Psicoterapeuta, Presidente Osservatorio Nazionale Adolescenza, Direttore AdoleScienza.it

https://www.commissariatodips.it/

[i]letture consigliate:

  • facci, s. valorzi, m. Berti “Generazione cloud. Essere genitori ai tempi di smartphone e tablet” (erickson ed.)
  • Janell Burley Hofmann, “Irules – come educare figli iperconnessi”(Giunti ed.)
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